Le principali patologie reumatologiche

Le principali patologie reumatologiche

La reumatologia è quella branca della medicina interna che si occupa delle malattie che interessano l’apparato muscolo-scheletrico ed i tessuti connettivi dell’organismo.

Cosa colpiscono le patologie reumatologiche?

Le malattie reumatologiche possono interessare ossa, articolazioni e muscoli, ma anche gli organi interni (come pelle, cuore, cervello, polmoni..), i vasi ed i nervi. 

Infatti, le patologie reumatiche sono spesso dovute ad alterazioni del sistema immunitario che, erroneamente, va ad attaccare l’individuo stesso e questo attacco può avvenire, anche contemporaneamente, in vari distretti corporei.

Quali sono le principali malattie reumatologiche?

Le patologie di competenza reumatologica sono numerose, molto differenti tra loro per frequenza e gravità. Molte di esse hanno rilevante importanza medico-sociale per la loro vasta diffusione e per il loro potenziale di disabilità come l’artrite reumatoide, le gravi artrosi e l’osteoporosi. Le malattie di pertinenza reumatologica includono:

    • i reumatismi articolari cronici – colpiscono prevalentemente le articolazioni e le strutture periarticolari e, se non curate, possono portare a deformità articolari. Tra queste malattie si annoverano l’artrite reumatoide e le spondiloartriti, come la spondilite anchilosante e l’artrite psoriasica.
    • le connettiviti sistemiche – caratterizzate dall’infiammazione dei tessuti connettivi, ovvero di quei tessuti che provvedono al collegamento, sostegno e nutrimento di altri tessuti. Spesso si ha un interessamento di vari organi interni. Queste malattie includono il lupus eritematoso sistemico, la polimiosite/dermatomiosite, la sclerodermia e le connettiviti indifferenziate.
    • le vasculiti – malattie rare caratterizzate da infiammazione dei vasi. 
    • i reumatismi dismetabolici – caratterizzati dalla deposizione di materiale microcristallino nelle articolazioni. Il più noto di questi reumatismi è rappresentato dalla gotta.
    • I reumatismi degenerativi – comprendono tutte le forme di artrosi.
    • I reumatismi extra-articolari o delle parti molli – rappresentati da affezioni caratterizzate da dolore intenso. La più nota di queste patologie è la fibromialgia
    •  Le malattie metaboliche dell’osso, come l’osteoporosi

    Articolo a cura del dottor Simone Barsotti

    Specialista in reumatologia

    Lo specialista in reumatologia sa riconoscere i sintomi delle diverse malattie ed è in grado di formulare la diagnosi e impostare la terapia più adeguata. Affidati all’ambulatorio reumatologico di Polo Salute Lucca per affrontare efficacemente la tua patologia!




    CONTATTACI

    Prenota la tua prima visita e risolvi il tuo problema.

    L’elettromiografia

    L’elettromiografia

    L’elettromiografia è un esame neurofisiologico indicato per lo studio delle patologie del sistema nervoso periferico, riguardanti quindi radici nervose, nervi e muscoli.

    Come si classifica?

    Il termine corretto dello studio delle conduzioni nervose sensitive e motorie è elettroneuromiografia (ENMG), e si divide in:

    • elettroneurografia (ENG), che si effettua con elettrodi di superficie
    • elettromiografia (EMG), effettuata con elettrodi ad ago

    A cosa serve l’elettroneuromiografia?

    L’ENMG è utilizzata per la diagnosi di patologie del sistema nervoso periferico come: 

    • polineuroipatia (diabetica, alcolica, infiammatorie, ereditarie…)
    • radicolopatie da ernie discali
    • sindromi da intrappolamento (sindrome del tunnel carpale, sindrome del tunnel cubitale e del canale di Guyon, sindrome del tunnel tarsale, sofferenza del nervo peroneo al ginocchio, meralgia parestesica..)
    • lesioni traumatiche dei nervi periferici
    • malattie muscolari (iperCKemie, miopatie, miositi..)
    • lesioni traumatiche o infiammatorie del plesso brachiale e del plesso lombare
    • malattie della giunzione neuromuscolare (miastenia)
    • disturbi del pavimento pelvico (nevralgia del pudendo)

    Come si svolge?

    Lo svolgimento dell’esame ENMG può variare molto in base:

    • al sospetto clinico
    • a quali distretti corporei devono essere indagati. 

    Prima di iniziare lo studio viene effettuato un colloquio e una visita neurologica per inquadrare il disturbo e pianificare lo svolgimento dell’esame. È necessario presentarsi muniti della documentazione clinica in possesso e, se disponibile, della richiesta medica/specialistica.

    Articolo a cura del dottor Fabio Galluzzi

    Specialista in neurologia

    L’ambulatorio di neurologia e neurofisiopatologia di Polo Salute Lucca è pronto ad aiutarti a risolvere i tuoi problemi!

    CONTATTACI

    Prenota la tua prima visita e risolvi il tuo problema.

    Dolore ai talloni: cause e rimedi

    Dolore ai talloni: cause e rimedi

    Il dolore ai talloni, o tallonite, è una condizione patologica a carattere infiammatorio dell’area posteriore del piede. Può presentarsi gradualmente per poi peggiorare in modo importante, fino all’impossibilità di deambulare.

    Cenni di anatomia

    La parte posteriore del piede è composta dal calcagno e diversi tessuti muscolo-tendinei, fornisce al piede un fulcro e una base di appoggio importante per la postura e per il movimento. Su di esso trovano inserzione il tendine di Achille posteriormente e la fascia plantare inferiormente.

    Quali  sono le principali cause della tallonite?

    Le cause possono essere molteplici a seconda delle strutture coinvolte; fra queste riscontriamo più comunemente:

    • Fratture da stress – fratture che si formano là dove il carico ripetitivo, come un’attività fisica intensa o un lavoro pesante, non permette un fisiologico rimodellamento dell’osso stesso 
    • Sperone calcaneare – o spina calcaneare, è un’esostosi, un’estensione ossea del tallone nata come risposta a sovraccarichi o eccessivo stiramento della fascia plantare
    • Borsite del tendine di Achille  – l’infiammazione di una sacca fibrosa piena di liquido che si trova a livello del tallone. Quando l’attrito tra tendine e osso aumenta per eccessivo stress meccanico o per un’eccessiva pressione data dalle calzature, la borsa sinoviale viene irritata e subisce un processo infiammatorio
    • Fascite plantare – un’infiammazione della fascia fibrosa che sostiene l’arco plantare a seguito di stress meccanici ripetitivi o eccessivi 
    • Sindrome del tunnel tarsale – neuropatia da compressione del nervo tibiale posteriore a livello della caviglia
    • Tendinopatia d’Achillepatologia a carattere infiammatorio degenerativo che  si sviluppa quando lo stress meccanico sul tendine supera le capacità riparative-metaboliche del tessuto stesso
    • Morbo di Haglund  osteocondrosi comune nei bambini e negli adolescenti, che può portare a uno sperone osseo se l’osso in fase di accrescimento subisce un eccessivo stress meccanico dalla trazione muscolo-tendinea 

    Altre cause di tallonite, meno frequenti, sono:

      • edema osseo
      • artrite sistemica
      • gotta
      • osteomielite
      • neuropatia periferica diabetica

       

      Quale sono i migliori trattamenti per il dolore al tallone?

      Una volta individuata la causa, la fisioterapia è l’approccio iniziale.

       L’obiettivo è quello di ridurre fin da subito il dolore, migliorare la mobilità, forza e attività specifica sportiva/lavorativa, attraverso un intervento congiunto di: 

      • Terapie fisiche strumentaliOnde d’urto, ultrasuoni, laserterapia e tecarterapia, possono essere utilizzate per stimolare e controllare un processo infiammatorio già in atto, aiutando la riparazione del tessuto stesso e riducendo il dolore in tempi brevi, soprattutto se combinate a terapia manuale ed esercizi specifici da fare a casa
      • Esercizio terapeutico ha l’obiettivo di creare un adattamento delle strutture coinvolte, migliorandone la mobilità, la stabilità, la forza e la resistenza agli stress meccanici futuri; prevede esercizi di rinforzo ed allungamento specifici e globali

      Il trattamento conservativo comprende una serie di interventi di aiuto, quali:

      • l’utilizzo della scarpa giusta, per ridurre lo stress meccanico che il tallone subisce durante le attività sportive e lavorative
      • ghiaccio, più volte al giorno per 10-15 minuti può dare sollievo e ridurre i livelli del dolore nelle prime fasi infiammatorie
      • riposo, ridurre le attività fisiche per dare il giusto riposo alle strutture
      • utilizzo di ortesi come rialzi a livello del tallone possono ridurre lo stress meccanico durante le attività abbassando i livelli di dolore
      • farmaci per ridurre il dolore e l’infiammazione 

      Se il trattamento conservativo non porta i benefici sperati, viene preso in considerazione l’intervento chirurgico, che  differisce a seconda della causa principale del dolore.

      Quale sono i migliori trattamenti per il dolore al tallone?

      L’esercizio terapeutico anche dopo la guarigione permette di non avere recidive. 

      È inoltre importante eseguire un buon riscaldamento e defaticamento prima e dopo l’attività, adottare una dieta sana e un riposo ottimale nei periodi di maggior stress psicofisico.

      Se anche tu soffri di dolore al tallone, prenota una visita ortopedica con il nostro team di specialisti, per indagare da subito sulla causa principale e trovare finalmente rimedio al Polo Salute Lucca.

      CONTATTACI

      Prenota la tua prima visita e risolvi il tuo problema.

      Il trattamento del Linfedema

      Il trattamento del Linfedema

      Il linfedema è una patologia del sistema linfatico caratterizzata dal ristagno di linfa nei tessuti.

      Cenni di anatomia

      Il sistema linfatico è una depuratore naturale dell’organismo: la linfa filtrata dai capillari sanguigni scorre lungo i vasi linfatici grazie a contrazione ritmiche delle pareti e viene riportata nelle vene, passando attraverso i linfonodi, dei centri di filtraggio naturali contro le infezioni. 

      Se i vasi linfatici non sono in grado di drenare la linfa, si ha un accumulo di liquido e gonfiore: gli arti, sia inferiori che superiori, sono solitamente più interessati dalla formazione di edema ma l’accumulo può verificarsi in qualsiasi parte del corpo. 

      La linfa è un liquido ricco di proteine, l’edema linfatico è quindi più consistente dell’edema composto da solo acqua e più difficile da riassorbire.

      Perchè si forma il linfedema?

      Il linfedema è dovuto a un accumulo di linfa, e può essere causato da: 

      • un ridotto numero di vasi linfatici 
      • una formazione di linfa maggiore della capacità di trasporto

      Come si classifica il linfedema?

      Il linfedema può essere:

      • primario (10-20%) se provocato da anomalie congenite e/o ereditarie a carico del sistema linfatico, colpisce soprattutto le donne
      • secondario (70-80%), se causato da altre patologie (diabete, obesità, filariosi, erisipela, linfagite..) o successivo a incidenti, ustioni, terapie e operazioni chirurgiche (asportazione dei linfonodi in caso di interventi oncologici) 
      • malattia di Meige (10%): patologia che si manifesta intorno ai 35 anni un soggetto affetto manifesta i primi sintomi dopo i 35 anni d’età. La forma tardiva rappresenta il 10% dei lindefemi primari

      Quali sono i sintomi?

      Il gonfiore agli arti è il sintomo principale, spesso ignorato fino a quando diventa grave o non si associa ad a altri sintomi, come: 

      • alterazione del colore e dello spessore della pelle
      • infezioni dermatologiche
      • difficoltà nei movimenti
      • prurito

      L’ecocolor doppler serve ad escludere una malattia circolatoria sottostante: il linfedema può essere associato a un’insufficienza venosa, con un’alterata circolazione ematica.

      Come si cura?

        La chirurgia è riservata solo ai casi di estrema gravità, i farmaci non sono risolutivi.

        Non esiste una cura definitiva per il linfedema, i trattamenti comprendono il linfodrenaggio e l’elastocompressione, e devono essere periodicamente ripetuti per mantenere i risultati ottenuti. 

        Il drenaggio linfatico manuale è un massaggio fisioterapico effettuato con manovre e tecniche specifiche, come il metodo Leduc o il metodo Vodder, senza oli o creme. 

        È una terapia che mira a svuotare i vasi linfatici, drenare e recuperare la linfa sottocutanea e far sgonfiare l’area interessata. Oltre al trattamento del linfedema, il linfodrenaggio può essere utilizzato efficacemente anche: 

        • durante la gravidanza per risolvere l’accumulo di liquidi
        • prima e dopo interventi chirurgici per evitare la formazione di edemi e il loro ristagno

        in associazione a trattamenti di fisioterapia dermatofunzionale e di medicina estetica come adiuvante contro la panniculopatia edemato-fibrosclerotica (cellulite)

        Se hai problemi di circolazione linfatica, da Polo Salute Lucca troverai personale specificatamente formato pronto ad aiutarti a risolvere il tuo problema!

        CONTATTACI

        Prenota la tua prima visita e risolvi il tuo problema.

        Schiena: curve o patologie?

        Schiena: curve o patologie?

        Hai mai eseguito un’indagine strumentale della colonna vertebrale e letto il referto? Allora ti sarai imbattuto in molti termini che possono risultare di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza!

        Cenni di anatomia

        La colonna vertebrale è una struttura anatomica che ha il compito di sostenere il tronco e il cranio, e proteggere il midollo spinale. Si compone di 33 vertebre che si articolano una all’altra, suddivise in 5 regioni: 

        • 7 vertebre cervicali
        • 12 toraciche (o dorsali)
        • 5 lombari
        • 5 sacrali
        • 4-5 coccigee saldate

        Tra ogni coppia di vertebre è presente un disco intervertebrale, semi-rigido esternamente e polposo internamente, che permette l’articolarità tra i corpi vertebrali e ammortizza le forze di compressione.

        La colonna vertebrale si è evoluta di pari passo per consentirci di stare in piedi, camminare e correre con la maggiore efficienza possibile.

        Scoliosi

        Da una visione frontale, si può apprezzare una leggera scoliosi fisiologica a livello toracico, fisiologica, causata dall’ingombro del cuore. 

        Altro discorso è la scoliosi patologica, ovvero una curvatura anomala del rachide: una flessione laterale associata a una torsione della colonna, visibile anche da un disallineamento di spalle, anche e bacino, dalla presenza di un gibbo in un lato del torace e dall’inclinazione del corpo.

        Cifosi e Lordosi

        Cifosi e lordosi non sono patologie, ma termini che descrivono la morfologia della colonna. La lordosi è una curva la cui convessità è rivolta in avanti, mentre la cifosi ha la convessità rivolta posteriormente, e caratterizzano la postura di un individuo. 

        Infatti, da una visione laterale, il rachide presenta 4 curve fisiologiche: 

        • una lordosi cervicale
        • una cifosi toracica
        • una lordosi lombare
        • una cifosi sacrococcigea

        Ipercifosi e Iperlordosi

        Si parla di ipercifosi o iperlordosi in caso di aumento della curva fisiologica.

        L’ipercifosi toracica (noto anche come “dorso curvo” o “gobba”) è frequente soprattutto negli uomini o negli adolescenti sedentari, è caratterizzata da un’anteposizione delle spalle, un angolo della cifosi dorsale >35° e un atteggiamento di chiusura.

        L’iperlordosi cervicale comporta una perdita del giusto assetto tra cervicale alta e cervicale bassa, con protrazione del capo, e colpisce soprattutto adolescenti o lavoratori seduti di fronte al PC.

        L’iperlordosi lombare è invece più comune nel genere femminile, porta a un carico aumentato sulle vertebre lombari e a una debolezza della parete addominale, e può venire accentuata dalla gravidanza.

        Rettilineizzazione

        La rettilineizzazione del rachide è una condizione patologica che consiste nell’appiattimento o riduzione di una delle curve fisiologiche, solitamente la lordosi lombare o cervicale, fino all’inversione. È spesso associata a disturbi posturali, spesso derivanti da un lavoro sedentario, o da traumi come il colpo di frusta.

         

        Quali sono i sintomi?

        Sebbene spesso le alterazioni a carico del rachide possano non causare sintomi apprezzabili nel breve periodo, sono frequentemente associati a:

        • rigidità del tratto
        • lombalgia
        • cervicalgia e cefalea
        • sbandamenti e vertigini
        • disturbi della vista
        • dolore all’articolazione temporo-mandibolare e bruxismo

        Prevenzione

        Bisogna considerare che l’alterazione di una curva comporta dei compensi nelle altre ed è fondamentale adottare uno stile di vita sano che comprenda attività fisica moderata quotidiana e un’alimentazione bilanciata, fare frequenti pause nell’attività di studio/lavoro e non ignorare i primi sintomi.

        Trattamento

        Il trattamento riabilitativo con l’esercizio terapeutico e la ginnastica posturale avrà lo scopo di restituire la corretta mobilità del rachide, diminuire le tensioni dei muscoli contratti e rinforzare la muscolatura ipotrofica, migliorare la postura, evitare le recidive e fornire al paziente una corretta educazione nella vita quotidiana e lavorativa.

        A Polo Salute Lucca possiamo aiutarti a risolvere i tuoi problemi e farti intraprendere il percorso più indicato!

        CONTATTACI

        Prenota la tua prima visita e risolvi il tuo problema.