Meniscectomia: la fisioterapia fa la differenza nel recupero!

Meniscectomia: la fisioterapia fa la differenza nel recupero!

intervento-chirurgico-meniscectomia

Quando si subisce un intervento al ginocchio, come la meniscectomia, è naturale chiedersi quanto tempo servirà per tornare a camminare senza dolore o per riprendere l’attività sportiva. La risposta non è solo chirurgica: la fisioterapia gioca un ruolo fondamentale nel processo di guarigione, a partire dalla fase preoperatoria fino al ritorno completo alla quotidianità.

Cos’è il menisco e perché può lesionarsi?

Il menisco è una struttura fibrocartilaginea a forma di “C” presente all’interno del ginocchio. Ogni ginocchio ne ha due: il menisco mediale (interno) e il menisco laterale (esterno). Funzionano come ammortizzatori naturali, migliorando la stabilità dell’articolazione e distribuendo i carichi in modo equilibrato.

Le lesioni meniscali possono avvenire per traumi diretti, torsioni del ginocchio, oppure per degenerazione legata all’età o all’usura. In alcuni casi, l’intervento chirurgico (meniscectomia, ovvero la rimozione parziale o totale del menisco danneggiato) diventa necessario per eliminare dolore e limitazioni.

 

Perché è utile fare fisioterapia anche prima dell’intervento?

La fisioterapia pre-operatoria è fondamentale per preparare il ginocchio all’intervento. Ridurre il gonfiore, migliorare il tono muscolare e mantenere un buon range of motion (ROM) aiuta a velocizzare il recupero post-operatorio. Inoltre, il paziente impara fin da subito esercizi che ritroverà nel percorso riabilitativo post-chirurgico, favorendo una ripresa più consapevole e sicura.

 

Cosa aspettarsi dopo una meniscectomia?

Dopo l’intervento, è normale avvertire dolore, gonfiore e limitazione nei movimenti. La buona notizia è che la fisioterapia, se ben strutturata, accelera il recupero e riduce il rischio di complicazioni a lungo termine come rigidità articolare o instabilità.

Il percorso riabilitativo post-meniscectomia si articola in diverse fasi, tutte con obiettivi ben precisi:

  • nelle prime settimane l’obiettivo principale è controllare il dolore e l’infiammazione, grazie all’utilizzo terapie strumentali che riducono il gonfiore, favoriscono la rigenerazione tissutale e permettono al paziente di muovere il ginocchio più precocemente;
  • appena il dolore lo consente, si passa al recupero dell’ampiezza dei movimenti del ginocchio, attraverso mobilizzazioni passive e attive assistite e tecniche di terapia manuale;
  • infine, si passa all’esercizio terapeutico per il ritorno alle attività quotidiane, con esercizi di cui si aumenta progressivamente intensità e complessità.

Il programma viene personalizzato in base agli obiettivi del paziente, lavorando su equilibrio, coordinazione e rinforzo muscolare. Per gli sportivi, si pianifica un graduale ritorno all’attività, con focus su propriocezione, forza esplosiva e prevenzione delle recidive.

 

Dopo quanto tempo si può tornare alla vita di tutti i giorni?

Il ritorno alle attività quotidiane, detto anche ADL (Activities of Daily Living), può avvenire in poche settimane nei casi semplici, ma in caso di sportivi o lavori fisicamente impegnativi, possono servire alcuni mesi per un ritorno in piena sicurezza.

Il recupero completo dipende da diversi fattori:

  • tipo di lesione;
  • condizione muscolare pre-intervento e
  • adesione al percorso fisioterapico.

 

fisioterapista-esegue-riabilitazione-ginocchio

Perché affidarsi a un centro specializzato in riabilitazione?

Un percorso riabilitativo ben condotto fa la differenza tra una guarigione parziale e un recupero completo. Presso Polo Salute Lucca, i nostri fisioterapisti esperti combinano tecniche manuali, tecnologie avanzate ed esercizi personalizzati, seguendo passo passo ogni fase del tuo recupero.

Contattaci per una valutazione fisioterapica personalizzata e scopri come possiamo aiutarti!

Uomini e incontinenza: come la riabilitazione del pavimento pelvico può cambiare la vita

Uomini e incontinenza: come la riabilitazione del pavimento pelvico può cambiare la vita

Immagine parziale di corpo maschile che esegue esercizi su tappetino

L’incontinenza maschile è un problema comune?

Sì, l’icontinenza maschile urinaria è molto più frequente di quanto si pensi. Sebbene si parli meno di incontinenza urinaria nell’uomo rispetto alla donna, il problema colpisce un’ampia fascia della popolazione maschile, in particolare dopo i 50 anni. Secondo dati della Società Italiana di Urologia, circa il 5-15% degli uomini sopra i 60 anni sperimenta episodi di incontinenza urinaria, e la prevalenza sale fino al 30-40% dopo interventi alla prostata, come la prostatectomia radicale.

L’incontinenza urinaria nell’uomo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita: ansia, depressione, limitazione delle attività quotidiane e isolamento sociale sono effetti collaterali comuni. Non si tratta quindi solo di un disturbo fisico, ma anche psicologico ed emotivo.

Quali sono le principali cause dell’incontinenza urinaria nell’uomo?

Le cause dell’incontinenza possono essere molteplici e spesso interconnesse. Ecco un elenco delle principali:

  • Interventi chirurgici alla prostata, in particolare prostatectomia radicale per tumore prostatic
  • Iperplasia prostatica benigna (IPB) che può alterare il normale svuotamento vescicale
  • Invecchiamento, che comporta una fisiologica riduzione del tono muscolare, compreso quello del pavimento pelvico
  • Patologie neurologiche (come Parkinson, sclerosi multipla, ictus) che interferiscono con il controllo vescicale
  • Traumi spinali o pelvici
  • Uso prolungato di cateteri vescicali, che può indebolire i meccanismi di controllo
  • Obesità, che aumenta la pressione sull’addome e sulla vescica
  • Tosse cronica o stipsi, che aumentano la pressione addominale ripetutamente
  • Stili di vita scorretti, come abuso di caffeina, alcol e fumo

Che tipi di incontinenza urinaria esistono nell’uomo?

È importante distinguere tra le diverse forme di incontinenza urinaria per poter definire un trattamento efficace:

  1. Incontinenza da sforzo: perdita involontaria di urina durante attività come tossire, sollevare pesi o ridere.
  2. Incontinenza da urgenza: necessità improvvisa e impellente di urinare, con difficoltà a trattenere l’urina.
  3. Incontinenza mista: combinazione dei due tipi precedenti.
  4. Gocciolamento post-minzionale: perdita di qualche goccia dopo aver urinato.
  5. Incontinenza da rigurgito: causata da svuotamento incompleto della vescica.

Come può aiutare la fisioterapia del pavimento pelvico?

La fisioterapia del pavimento pelvico è uno strumento fondamentale nella gestione dell’incontinenza urinaria maschile, sia in fase post-chirurgica che nei casi non legati a interventi.

Gli obiettivi principali della riabilitazione sono:

  1. Rinforzare i muscoli del pavimento pelvico.
  2. Migliorare il controllo vescicale e lo svuotamento.
  3. Educare il paziente alla consapevolezza muscolare e alla gestione degli stimoli minzionali.
  4. Ridurre il ricorso a dispositivi assorbenti o farmacologici.

Un programma riabilitativo efficace include:

  1. Valutazione iniziale: anamnesi, valutazione funzionale del pavimento pelvico, uso eventuale di elettromiografia o biofeedback.
  2. Esercizi personalizzati, per aumentare la forza e la resistenza muscolare
  3. Rieducazione comportamentale: modifiche allo stile di vita, alla dieta, gestione degli stimoli.

Quando iniziare la riabilitazione pelvica dopo la prostatectomia?

L’ideale è iniziare la riabilitazione del pavimento pelvico prima dell’intervento (riabilitazione pre-operatoria) per preparare il paziente al controllo del pavimento pelvico. Dopo l’intervento, si può iniziare entro 2-4 settimane, in base alle indicazioni del chirurgo.

I pazienti che seguono un programma di riabilitazione precoce recuperano più velocemente la continenza rispetto a quelli che non lo fanno.

L’aderenza al programma domiciliare è fondamentale: esercizi brevi ma costanti, anche 2-3 volte al giorno, portano a risultati migliori.

Che ruolo ha il team multiprofessionale nella riabilitazione?

Il successo della riabilitazione non dipende solo dal fisioterapista, ma da un approccio integrato che coinvolge:

  1. Urologo: fondamentale per la diagnosi, la prescrizione e il follow-up clinico. Collabora con il fisioterapista per monitorare i risultati e valutare la necessità di farmaci o interventi.
  2. Andrologo: spesso coinvolto nei casi post-chirurgici o con comorbidità sessuali. Il pavimento pelvico ha un ruolo anche nella funzione erettile, per cui la riabilitazione può migliorare anche la qualità sessuale.
  3. Dietista: per gestire peso corporeo, alimentazione e idratazione, che influenzano la funzione vescicale.

Presso centri come Polo Salute Lucca, questo tipo di collaborazione interdisciplinare è alla base del percorso terapeutico personalizzato.

 

Perché è importante parlarne apertamente?

Perché rompere il tabù dell’incontinenza urinaria maschile significa aiutare tanti uomini a cercare soluzioni e a migliorare concretamente la propria qualità di vita. L’incontinenza non è una condanna, ma una condizione che si può trattare con successo, soprattutto se affrontata in modo precoce e con professionisti qualificati.

 

Uomo in piedi con le mani posizionate davanti all’area inguinale, gesto che indica un possibile disagio urinario o problema al pavimento pelvico.

Presso il Polo Salute Lucca, i percorsi di riabilitazione del pavimento pelvico sono pensati per essere discreti e personalizzati validati. Nessun uomo deve convivere con questo problema in silenzio. Contatta ora Polo Salute Lucca, possiamo aiutarti!

Riabilitazione Vestibolare: la soluzione per le vertigini

Riabilitazione Vestibolare: la soluzione per le vertigini

riabilitazione vestibolare

La riabilitazione vestibolare è un trattamento specifico per disturbi dell’equilibrio, come vertigini e dizziness. Queste condizioni, spesso debilitanti, derivano da problemi al sistema vestibolare, situato nell’orecchio interno, e possono compromettere la qualità della vita.

Cos’è la riabilitazione vestibolare e quali sono le cause principali?

Si tratta di un percorso terapeutico basato su esercizi mirati che stimolano il sistema vestibolare, favorendo l’adattamento e il recupero delle funzioni alterate. L’obiettivo è ridurre le vertigini, migliorare l’equilibrio e restituire al paziente sicurezza nei movimenti quotidiani.

Le principali cause includono:

  1. Vertigine posizionale parossistica benigna (VPPB) – scatenata da movimenti della testa.
  2. Neurite vestibolare- un’infiammazione del nervo vestibolare.
  3. Malattia di Menière- caratterizzata da episodi di vertigini e acufeni.
  4. Dizziness cervicogenica- legata a problemi muscolari o articolari del collo.

Come funziona il trattamento?

Il percorso inizia con una valutazione approfondita da parte di un fisioterapista specializzato, che analizza la postura, l’equilibrio e la risposta agli stimoli visivi e vestibolari. Successivamente, il paziente viene guidato in un percorso riabilitativo personalizzato che può includere diversi esercizi di:

– adattamento visivo, per migliorare la stabilizzazione dello sguardo;

– equilibrio, per recuperare il controllo posturale e

– coordinamento, per ridurre la sensibilità agli stimoli vertiginosi.

La sua durata varia in base alla gravità dei sintomi e alla risposta individuale alla terapia. Inoltre, per una gestione efficace dei disturbi vestibolari, è fondamentale un approccio multidisciplinare. La presenza di un otorinolaringoiatra all’interno del nostro team permette di affrontare la problematica in modo completo, dalla diagnosi al trattamento riabilitativo.

Quali sono i benefici della riabilitazione vestibolare?

  1. Riduzione di vertigini e dizziness
  2. Miglioramento dell’equilibrio e della stabilità posturale
  3. Maggiore sicurezza nei movimenti quotidiani
  4. Diminuzione della necessità di farmaci per il controllo dei sintomi

Recupera il tuo Equilibrio! Se soffri di vertigini o instabilità, contattaci oggi per una valutazione presso Polo Salute Lucca e torna a muoverti con sicurezza!

Alluce valgo: cos’è e come si cura

Alluce valgo: cos’è e come si cura

Immagine alluce valgo

L’alluce valgo è una deformità del piede caratterizzata dalla deviazione laterale dell’alluce verso le altre dita e dalla formazione di una prominenza ossea (comunemente chiamata “cipolla”) alla base del primo dito. Questa condizione può essere dolorosa e limitare la mobilità, influenzando la qualità della vita.

Quale sono le cause dell’alluce?

L’eziologia è multifattoriale:

  1. Fattori genetici: predisposizione familiare
  2. Calzature inadeguate: uso di tacchi alti o scarpe strette che comprimono il piede
  3. Patologie o disfunzioni biomeccaniche: malattie articolari che possono contribuire alla deformità o piede piatto/iperpronazione che alterano la distribuzione del carico

Qual è l’anatomia dell’alluce e perché si sviluppa questa deformità?

L’articolazione metatarso-falangea dell’alluce è fondamentale per la deambulazione, poiché sostiene il peso del corpo e permette il movimento del piede. È composta da:

  1. Primo metatarso, falange prossimale e distale dell’alluce
  2. Capsula articolare e legamenti che stabilizzano l’articolazion

Nell’alluce valgo, l’angolazione anomala tra il primo metatarso e la falange causa uno squilibrio biomeccanico. Il tendine dell’alluce, che normalmente mantiene l’allineamento, subisce una trazione anomala, aggravando progressivamente la deformità.

 

Quali sono i sintomi dell’alluce valgo? 

I principali sintomi dell’alluce valgo includono:

  1. Dolore e infiammazione sulla parte interna del piede
  2. Arrossamento e gonfiore nella zona della protuberanza ossea
  3. Difficoltà a camminare o a indossare scarpe strette
  4. Callosità e ispessimenti cutanei a causa dello sfregamento con le calzature
  5. Deformità progressiva con spostamento delle dita adiacenti (es. dito a martello)

 

Come si diagnostica l’alluce valgo? 

La diagnosi viene effettuata tramite:

  1. Visita specialistica ortopedica o podologica per valutare la deformità e la mobilità dell’articolazione, con presa visione di eventuali esami radiografici
  2. Esame baropodometrico e valutazione biomeccanica per studiare l’appoggio plantare e la distribuzione del carico.

 

Quali trattamenti non chirurgici sono disponibili per l’alluce valgo?

Nelle fasi iniziali o nei casi lievi, è possibile intervenire con terapie conservative per ridurre il dolore e rallentare la progressione della deformità. 

1. Fisioterapia e terapia manuale per migliorare la mobilità dell’alluce e stabilizzare l’articolazione. Le tecniche più efficaci includono:

  1. Mobilizzazioni articolari per mantenere la flessibilità dell’articolazione
  2. Terapia manuale per ridurre tensioni muscolari e migliorare la biomeccanica del piede
  3. Esercizi di rinforzo per stabilizzare il piede e prevenire il peggioramento della deformità

 

2. Terapia strumentale per ridurre il dolore e l’infiammazione:

  1. Tecarterapia: accelera la guarigione dei tessuti e migliora la circolazione.
  2. Laserterapia ad alta potenza: efficace per il controllo del dolore e dell’infiammazione.
  3. Onde d’urto: stimolano il metabolismo cellulare e riducono la rigidità articolare.

 

3. Plantari su misura

L’uso di plantari ortopedici personalizzati, realizzati in collaborazione con la podologa del nostro centro, aiuta a correggere l’appoggio del piede e a ridurre il sovraccarico sulla zona dolorosa. I plantari possono:

  1. distribuire meglio il peso corporeo.
  2. ridurre la pressione sull’alluce e sulle altre dita.
  3. correggere eventuali anomalie biomeccaniche, come il piede piatto.

 

Qual è il percorso di riabilitazione dopo un intervento per alluce valgo?

Se la deformità è grave e il dolore compromette la qualità della vita, l’intervento chirurgico diventa necessario.

La fisioterapia post-chirurgica è fondamentale per recuperare la mobilità e prevenire recidive. Il percorso riabilitativo prevede:

  1. Gestione del dolore e dell’infiammazione con terapia strumentale
  2. Mobilizzazione articolare precoce per evitare rigidità
  3. Esercizi di rinforzo muscolare per migliorare il controllo motorio del piede
  4. Rieducazione al cammino
  5. Recupero della funzione sportiva

 

L’alluce valgo è una condizione comune che può essere trattata efficacemente con un approccio multidisciplinare: Polo Salute Lucca offre un percorso completo con ortopedici, podologo e fisioterapisti per accompagnarti nel tuo recupero

Prevenzione e trattamento degli infortuni nel padel: guida completa per giocatori di ogni livello

Prevenzione e trattamento degli infortuni nel padel: guida completa per giocatori di ogni livello

Negli ultimi anni, il padel ha conosciuto un’enorme crescita in Italia e nel mondo, diventando uno degli sport più praticati a livello amatoriale e agonistico. Tuttavia, come ogni sport, anche il padel comporta un certo rischio di infortuni, specialmente se praticato senza un’adeguata preparazione fisica.

Padel

Quali sono gli infortuni più comuni nel padel?

A causa della combinazione di movimenti rapidi, cambi di direzione improvvisi e sollecitazioni ripetute, il padel può causare diverse tipologie di infortuni. Ecco i più frequenti:

1. Epicondilite laterale, nota anche come “gomito del tennista”, per

2. Lesioni della cuffia dei rotatori per sovraccarico alla spalla

3. Distorsioni della caviglia per i rapidi cambi di direzione

4. Lesioni muscolari (strappi, contratture), soprattutto a coscia e polpacci a causa di scatti e atterraggi dopo i colpi aerei.

5. Dolore lombare e problemi posturali

 

Come prevenire gli infortuni nel padel?

1. Riscaldamento e mobilità articolare

Un riscaldamento adeguato prepara muscoli, tendini e articolazioni allo sforzo, riducendo il rischio di infortuni. Un protocollo efficace include attivazione cardiovascolare, mobilità articolare, esercizi di potenziamento specifici per l’arto superiore e inferiore

2. Esercizi di rinforzo

Il rinforzo muscolare migliora la resistenza agli infortuni, tra gli esercizi fondamentali:

  • squat e affondi per la stabilità degli arti inferiori;
  • esercizi per la core stability (plank, russian twist) per proteggere la colonna vertebrale;
  • Potenziamento della spalla e del gomito con elastici e pesi leggeri

3. Scegliere la racchetta giusta

L’attrezzatura influisce sulla biomeccanica del gesto sportivo, per questo è fondamentale sceglierne una adeguata.

Quali trattamenti fisioterapici sono più efficaci per recuperare da un infortunio nel padel?

Se si verifica un infortunio, è essenziale un approccio fisioterapico mirato per favorire un recupero completo e sicuro. 

1. Terapia strumentale per accelerare la guarigione e ridurre il dolore

  • TECAR terapia: stimola la rigenerazione dei tessuti e riduce l’infiammazione.

  • Laser ad alta potenza: Favorisce il recupero delle lesioni muscolari e tendinee.

  • Onde d’urto: Indicate per tendinopatie croniche e calcificazioni. 

2. Esercizio terapeutico per favorire un recupero completo del movimento

Dopo la fase acuta, il recupero attivo è fondamentale per evitare ricadute, ed include:

  • esercizi eccentrici per tendini e muscoli

  • potenziamento muscolare progressivo per ripristinare forza e resistenza

  • allenamento propriocettivo per migliorare l’equilibrio e ridurre il rischio di distorsioni 

3. Fase di ritorno allo sport graduale con:

  • test di forza e mobilità per valutare il recupero completo

  • rieducazione del gesto sport-specifico per evitare movimenti compensatori

  • sessioni di allenamento progressivo in campo prima del rientro

Perché affidarsi a un team multidisciplinare per gli infortuni più complessi? 

Per gli infortuni un approccio multidisciplinare è essenziale. Da Polo Salute Lucca troverai fisioterapisti, personal trainer, ecografisti e un team di ortopedici per seguirti nel tuo percorso di  recupero. Prenota una visita con i nostri specialisti e torna a giocare senza dolore!