Con il termine epicondilite o “gomito del tennista” viene fatto riferimento al dolore nell’area laterale di gomito, mentre epitrocleite si riferisce al dolore nella zona mediale, anche chiamato “gomito del golfista”.
Di cosa si tratta?
L’epicondilite e l’epitrocleite sono patologie dei tendini a carattere infiammatorio-degenerativo:
- l’epicondilite coinvolge i tendini dei muscoli estensori di polso e dita, più frequentemente l’estensore radiale breve del carpo
- l’epitrocleite colpisce i tendini dei muscoli flessori della mano e delle dita, soprattutto il flessore radiale del carpo e il pronatore rotondo
L’epicondilite è 7 volte più frequente dell’epitrocleite, e colpisce il40% della popolazione almeno una volta nella vita.
Quali sono le cause?
Esistono dei fattori predisponenti metabolici-anatomici:
- diabete
- squilibri ormonali
- debolezza muscolo-tendinea a livello del gomito
- fumo di sigaretta
La causa scatenante è però uno squilibrio tra stress meccanico (sovraccarico, sollecitazioni, lesioni ripetute, traumi diretti) e riparazione del tessuto stesso attraverso il microcircolo.
Quando il sovraccarico supera la velocità di riparazione o il tendine viene sottoposto a carichi senza un adeguato tempo di recupero, si ha una tendinopatia.
Quali sono i sintomi?
Entrambe le condizioni si presentano con dolore localizzato al gomito che può irradiarsi anche nell’avambraccio. Ci sono delle importanti differenze:
- epicondilite:dolore e tumefazione in regione laterale, soprattutto nei movimenti di prensione-estensione della mano e pronazione dell’avambraccio
- epitrocleite: dolore e tumefazione nella regione mediale, specie nei movimenti di flessione del polso, supinazione e adduzione dell’avambraccio
Trattamento
Non esiste un protocollo accettato universalmente, la gestione del percorso riabilitativo varia da paziente a paziente ma comprende sempre 5 obiettivi principali:
- controllare e ridurre il dolore
- recuperare e preservare il movimento
- migliorare la forza e la resistenza dei muscoli
- ripristinare la normale funzione e il gesto sportivo/lavorativo
- prevenire le recidive.
Il trattamento conservativo prevede una combinazione di:
- tecniche di terapia manuale e mobilizzazione fasciale per ridurre le rigidità muscolo-tendinee e recuperare la mobilità articolare.
- terapie fisiche (laser, tecarterapia, ultrasuoni, onde d’urto) per riequilibrare il rapporto tra stress meccanico e metabolico, aumentando la vascolarizzazione del tessuto
- esercizio terapeutico: stimola il trofismo muscolare, recupera la forza e la resistenza nel compiere il gesto sportivo/lavorativo e la funzionalità del gomito prevenendo eventuali recidive. Inoltre le tensioni che si vengono a creare nelle fibre tendinee sottoposte a carico, come le contrazioni eccentriche, generano effetti analgesici e metabolici, spesso risolutivi per quanto riguarda questo tipo di problematica.
- terapia antidolorifica che può comprendere elettroterapia, utilizzo di tutori/bendaggi, farmaci e infiltrazioni (ad es. corticosteroidi o PRP)
Il trattamento chirurgico viene proposto solo in seguito al fallimento della gestione conservativa e prevede l’asportazione del tessuto degenerato o il distacco dell’inserzione tendinea sofferente.
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