Trattamento conservativo o chirurgico?

Successivamente alla diagnosi di lesione del legamento crociato anteriore (LCA) si opterà per lo svolgimento di un trattamento conservativo o chirurgico in base a fattori quali: 

  • età del paziente 
  • stile di vita 
  • richiesta funzionale 

Di norma l’approccio conservativo è proposto a chi svolge attività ordinarie, lavori sedentari e non ha particolari richieste funzionali di stabilità a livello del ginocchio. Con la fisioterapia è possibile aumentare il tono e il trofismo muscolare (successivamente alla lesione, il quadricipite dell’arto lesionato ha un decremento del 15-40%) e recuperare la propriocettività, in modo da vicariare con la massa muscolare la stabilità conferita dal legamento crociato. 

Il trattamento chirurgico viene invece proposto a tutti gli atleti o ai pazienti giovani attivi, e consiste nella ricostruzione del legamento utilizzando un tessuto sostitutivo. Solitamente viene predisposto un innesto (autograft) a partire da fibre tendinee intrecciate del paziente stesso: 

  • Tendine rotuleo 
  • Tendine del gracile e semitendinoso 
  • Tendine quadricipitale 

In alcuni casi, viene utilizzato un tendine artificiale o si opta per un trapianto da donatore (allograft). 

Come si svolge la riabilitazione post operatoria

Per un recupero completo è indispensabile seguire un percorso riabilitativo personalizzato, della durata di alcuni mesi, così schematizzabile: 

Fase preoperatoria: 1-2 mesi prima dell’intervento, in base alle condizioni del singolo, per facilitare il recupero dal trauma e guadagnare un buon livello di forza e funzionalità del ginocchio in vista dell’operazione. L’obiettivo in questa fase è eliminare il gonfiore, recuperare un range di movimento completo, guadagnare il 90% di forza muscolare rispetto al lato sano, attraverso l’uso di ghiaccio, movimento, esercizi aerobici a basso impatto e specifici esercizi di rinforzo. 

Fase 1: fase post-operatoria acuta. Fondamentale è la riduzione del dolore e del gonfiore, attraverso ghiaccio e compressione, il recupero della mobilità soprattutto in estensione, e la ripresa della deambulazione, inizialmente con stampelle e carico graduale. È importante recuperare da subito l’attivazione neuromuscolare del muscolo quadricipite e dei muscoli flessori, riducendo al minimo gli stress sul neolegamento. Verranno eseguite mobilizzazioni, trattamento delle cicatrici operatorie per scongiurare la formazione di aderenze, svolgimento di esercizi isometrici e a catena cinetica chiusa e iniziale training propriocettivo per il controllo motorio. 

Fase 2: l’obiettivo primario è il recupero della forza nell’arto lesionato e la propriocezione. Verranno incrementati gli esercizi di rinforzo e propriocettivi, statici e dinamici, monopodalici e bipodalici, e gradualmente inseriti degli esercizi a catena cinetica aperta con ampiezza di movimento ridotta. 

Fase 3: generalmente, dalla 12° settimana, sempre in considerazione del decorso del singolo paziente, si inserisce il recupero graduale e completo di gesti motori. Viene mantenuto il programma di aumento e mantenimento di forza e stabilità del ginocchio, aumentando resistenza, difficoltà e coinvolgimento di più gruppi muscolari. Verranno inseriti anche esercizi a catena cinetica aperta con ampiezza di movimento completa. 

Fase di riatletizzazione: gli esercizi verranno personalizzati in base all’attività da svolgere e al gesto motorio sport-specifico. Verranno inseriti movimenti, anche con sovraccarichi e resistenze elastiche, che coinvolgano tutto il corpo e sollecitino il ginocchio. Si proseguono gli esercizi di forza, equilibrio, propriocezione e pliometrici (salto e atterraggio), associati al movimento specifico, in modo che l’atleta torni ad essere pronto fisicamente e senza paura del gesto motorio. 

Fase di prevenzione. Una volta pronto al ritorno in campo, per ridurre il rischio di recidive è fondamentale che l’atleta esegua un programma personalizzato di prevenzione prima di ogni sessione di allenamento e gara, per almeno 6 settimane. 

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