La lesione del legamento crociato anteriore è uno dei traumi più comuni nell’ambito sportivo: si stima che ogni anno colpisca circa 150.000 persone in Italia, soprattutto atleti.
Cos’è?
Il legamento crociato anteriore (LCA) é un fascio di tessuto fibroso, posto nell’articolazione del ginocchio. Ha la funzione di stabilizzatore dinamico in flesso-estensione, impedendo lo spostamento anteriore della tibia rispetto al femore, e nei movimenti di rotazione della tibia, incrociandosi con il legamento crociato posteriore (LCP).
Cenni di anatomia
Il legamento crociato anteriore é costituito da un fascio antero-mediale e da un fascio postero-laterale, che originano dal lato mediale del condilo laterale del femore e si inseriscono sulla tibia, fondendosi con il menisco mediale.
I fasci sono composti da fibre collagene, soprattutto di tipo 1, e sono vascolarizzati da rami dall’arteria genicolata mediale e laterale, mentre l’innervazione dipende da un ramo del nervo tibiale.
Come si rompe
Il meccanismo lesivo tipico è rappresentato da traumi distorsivi diretti o indiretti (senza contatto sul ginocchio), con rotazione esterna associata a valgismo, rotazioni interna associata a varismo o iperestensione del ginocchio.
La lesione può essere parziale o totale, e associata a lesioni ad altre strutture, come menischi, legamenti collaterali e cartilagine.
Lo sport, a causa delle forti sollecitazioni meccaniche che si sviluppano durante le attività, è la prima causa di rottura del legamento crociato.
Quali sono gli sport più a rischio
A causa della forti sollecitazioni meccaniche sviluppate durante l’attività sportiva, associate a torsioni, salti, improvvisi cambi di velocità e direzione, la rottura è più frequente nei giocatori di calcio, volley, sci, rugby e pallacanestro.
Ne sono colpiti sia i giocatori amatoriali che i semi-professionisti e professionisti.
È possibile prevenire la rottura?
La SIOT (Società Italiana di Ortoepdia e Traumatologia) considera fondamentale la prevenzione.
Oltre a svolgere l’attività sportiva nelle massime condizioni di sicurezza possibili, è indicato:
- seguire un programma mirato per incrementare forza e trofismo muscolare degli arti inferiori
- migliorare la propriocezione degli arti attraverso esercizi, anche sport-specifici
- svolgere sessioni di stretching per mantenere una mobilità ottimale
- indagare e correggere eventuali carenze muscolari o problematiche posturali
Quali sono i sintomi
La lesione del legamento crociato anteriore provoca:
- dolore
- gonfiore
- Instabilità
- difficoltà a muovere il ginocchio
Nel momento della rottura è spesso udibile un rumore caratteristico, chiamato “popping sound”. A lungo termine, tra le complicanze, è probabile l’insorgenza di gonartrosi.
Come si diagnostica
La diagnosi è medica, attraverso un esame fisico e lo svolgimento di test specifici (Lachman test, Jerk test, test del cassetto anteriore).
Viene inoltre richiesto lo svolgimento di esami diagnostici, come risonanza magnetica e RX, per valutare l’articolazione nella sua interezza e indagare eventuali lesioni ad altre strutture.
Trattamento conservativo o chirurgico?
Successivamente alla diagnosi di lesione, si opterá per lo svolgimento di un trattamento conservativo o chirurgico in base a fattori quali:
- età del paziente
- stile di vita
- richiesta funzionale
Di norma, l’approccio conservativo è proposto a chi svolge attività ordinarie, lavori sedentari e non ha particolari richieste funzionali di stabilità a livello del ginocchio.
Con la fisioterapia è possibile aumentare il tono e trofismo muscolare (successivamente alla lesione, il quadricipite dell’arto lesionato ha un decremento del 15-40%) e recuperare la propriocettivitá, in modo da vicariare con la massa muscolare la stabilità prima conferita dal legamento crociato.
Il trattamento chirurgico viene invece proposto a tutti gli atleti o ai pazienti giovani attivi, e consiste nella ricostruzione del legamento utilizzando un tessuto sostitutivo.
Solitamente, viene usato un innesto (autograft), ovvero un tendine prelevato dal paziente stesso:
- da tendine rotuleo
- da tendini del gracile e semitendinoso
- da tendine quadricipitale
In alcuni casi, viene usato un tendine artificiale o si opta per un trapianto da donatore (allograft).
La riabilitazione è indispensabile per un recupero completo, e consiste in:
- una fase pre-operatoria, di circa un mese per contrastare la perdita di tono muscolare e arrivare nelle migliori condizioni possibili all’intervento, così da velocizzare il ritorno alle attività quotidiane
- una fase post-operatoria, che si concentrerá sulla riduzione di dolore e gonfiore, recupero della mobilità, ripresa della deambulazione, rinforzo muscolare, recupero della propriocettivitá, potenziamento e ripresa del gesto-sportivo
Quando si può riprendere l’attività sportiva dopo un intervento di ricostruzione?
Il percorso riabilitativo dipende da vari fattori, tra cui:
- tecnica chirurgica
- eventuali complicanze post-operatorie
- recupero del tono e trofismo muscolare
- recupero della propriocezione
- attività da svolgere
Inoltre, l’innesto ha dei tempi biologici di riparazione, che influenzano la riabilitazione:
- Fase di guarigione precoce (0-4 settimane)
- Fase proliferativa (4-12 settimane)
- Fase di legamentizzazione (dal 3° mese)
- Normalità tissutale (dal 6° mese)
Generalmente, si può riprendere a praticare attività sportiva dopo almeno 6-9 mesi, ma sono necessari almeno 9-12 mesi per diminuire il rischio di re-infortunio.
Inoltre, l’incidenza di re-injury nei primi 2 anni post-operazione di 6 volte maggiore rispetto al rischio di rottura in individui sani.
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