Cos’è?
Anche nota come TOS (Thoracic Outlet Syndrome) e ancora di difficile diagnosi, la Sindrome dello Stretto Toracico colpisce con vari sintomi l’arto superiore a causa della compressione del fascio neurovascolare che emerge dallo sbocco toracico.
Come si manifesta
La sindrome dello stretto toracico colpisce soprattutto il sesso femminile nella fascia di età 35-55 anni. I segni e sintomi principali vengono esacerbati dai movimenti e comprendono:
- dolore al braccio e mano
- dolore al collo e spalla
- cefalea
- formicolii e debolezza all’arto superiore
Viene spesso confusa con la sindrome del tunnel carpale, a causa dell’interessamento dei muscoli dell’eminenza tenar, e con la cervicobrachialgia.
Come si classifica
Caratterizzata da un insieme di segni e sintomi, se ne individuano 3 diverse forme in base alla struttura compressa:
- neurogena (nTOS), il 90-95% dei casi, in cui viene compresso il plesso brachiale
- venosa (vTOS), il 5-8% dei casi, per compressione della vena succlavia
- arteriosa (aTOS), nell’1% dei casi, in cui la compressione è a livello dell’arteria succlavia
È possibile una classificazione anche in base a dove avviene la compressione nello sbocco toracico:
- triangolo degli scaleni
- spazio costo-clavicolare
- spazio subcoracoideo
Da cosa è causata
La compressione o l’irritazione del fascio neurovascolare, sia esso plesso brachiale o vaso arterioso/venoso, può avere diverse cause:
- malformazioni congenite delle strutture, come la presenza di una costa soprannumeraria, presente in modo asintomatico in circa l’1-2% della popolazione
- incidenti, come il colpo di frusta (whiplash) e traumi, anche ossei
- tumori, come neoplasie polmonari che possono comprimere le strutture a loro adiacenti
- squilibri posturali e muscolari, come anteposizione del capo o contratture della muscolatura del collo
- movimenti ripetitivi, con compressione del fascio neurovascolare per ipertrofia muscolare
- sport overhead, a causa di svolgimento di attività sportiva di forza ripetuta con il braccio elevato sopra la testa
- sovraccarico e overuse delle strutture
Come si diagnostica
Solo nel 2016 la società di chirurgia vascolare ha stabilito i criteri per la diagnosi, secondo cui il paziente deve presente almeno 3 criteri su 4 tra:
- dolore al plesso brachiale, al triangolo degli scaleni e/o all’inserzione del piccolo pettorale
- compressione nervosa con presenza di formicolii, dolore irradiato, intorpidimento e/o disfunzione motoria
- test di infiltrazione positivo, con riduzione dei sintomi successivamente a blocco anestetico del muscolo piccolo pettorale o scaleno
- assenza di altri quadri diagnostici più probabili
Il trattamento riabilitativo
In caso di TOS arteriosa o venosa, il trattamento è chirurgico, mentre in caso di origine neurogena è preferibile l’approccio conservativo.
La riabilitazione, spesso risolutiva, comprende:
- ergonomia e ginnastica posturale, per valutare gli eventuali squilibri muscolari che possono sfociare in un conflitto meccanico e ottenere il giusto rapporto articolare
- training respiratorio, anche associato a stretching e allungamento della muscolatura respiratoria
- esercizi di rinforzo, specie della muscolatura scapolare, per stabilizzare la zona interessata, ridurre i compensi articolari e assicurare un corretto timing dei movimenti
- neuromodulazione nervo-diretta, con cui è possibile ottenere un immediato effetto antalgico e il ripristino del corretto flusso assoplamico